Dislivello in salita: 635m. Tempo: andata ore 2; ritorno ore 1,30.
Difficoltà: media; richiede un certo allenamento per la lunghezza del percorso.
Equipaggiamento: da escursione con calzature adatte, giacca a vento, acqua e cibo.
Interesse: floristico, paesaggistico, geomorfologico.
Periodo:estate, autunno.
Localizzazione: il Monte Sibilla (2175m) fa parte della catena meridionale dei Sibillini. A nord è delineato dalla Val Tenna, a sud la cresta prosegue in Cima Vallelunga.
Partenza: da Montemonaco si prende la strada asfaltata per Isola S.Biagio. Dopo 2 Km si imbocca a sinistra la strada brecciata che sale al Monte Sibilla. Dopo 9 Km in forte pendenza si arriva al Rifugio Sibilla (1540m) dove si lascia l’auto e si prosegue a piedi, per il valloncello alla sua destra, verso la cresta della montagna.
L’escursione si svolge in ambienti d’alta quota dai vasti orizzonti. Il Monte Sibilla ha dato il nome al massiccio montuoso umbro-marchigiano; esso offre uno splendido panorama tutt’intorno e sulla Gola dell’Infernaccio. Dal Rifugio Sibilla (1540 m) si sale a destra per il valloncello erboso che porta alla cresta (1970 m). Si continua poi per la cresta a sinistra fino alla Corona, ovvero alla base del piccolo salto roccioso dove si raggiunge il terrazzo su cui si apre la Grotta della Sibilla (oggi ostruita da massi crollati). Un ultimo pendio porta alla panoramica cima (2175m). Si affronta poi la discesa lungo le rocciosa cresta ovest che collega la cima con Cima Vallelunga (2224 m) sino ad incontrare l’estremità superiore di una strada brecciata che rovina tutta la Sibilla. La si imbocca piegando a sinistra e sempre in discesa si ritorna al Rifugio Sibilla.
La Grotta della Sibilla, che si trova a 2150 m. sul versante sud della cima del Monte Sibilla, secondo la leggenda era abitata da una profetessa misteriosa detta Sibilla Appenninica che sarebbe stata condannata da Dio a vivere nella profondità della montagna fino al giudizio universale essendosi ribellata perché voleva diventare la Madre di Cristo. Secondo la tradizione locale la Sibilla non sarebbe che la Fata Sibilla, una fata buona le cui ancelle scendevano talvolta a valle ad insegnare l’arte della filatura e della tessitura o nelle feste, per ballare con i giovani del luogo.
La documentazione più significativa delle visite alla Grotta è quella lasciata da Antoine de La Sale, cavaliere francese che la raggiunse il 18 maggio 1420. Egli fece della Grotta una descrizione molto verosimile nel suo libro dal titolo: Le Paradis De La Reine Sybille. Nella leggenda del Guerrin Meschino, scritta da Andrea da Barberino (1410), il protagonista alla ricerca dei genitori raggiunse la Grotta della Sibilla. Vi rimase un anno tra molteplici tentazioni amorose da parte delle fate senza cadere nel peccato salvando quindi l’anima ed alla fine uscì e tornò nel mondo. La realtà rilevata prima dei rovinosi crolli recenti è quella di una grotta composta da una sala interna alta 4m a pianta quadrata, alla quale si accede attraverso un piccolo pertugio oppure da un altro ingresso tramite una galleria lunga 7m. ed alta 2m. La sala interna continua ad ovest e verso il basso attraverso un pozzo profondo 4m. dotato di breve diramazione laterale. Ora la grotta è diruta ed inaccessibile risultando però visibile il suo ingresso.